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Ski Trab: una storia d'amore

Presolana, marzo 2017




Lui è il mio Trab.
Quando sono passata dalla discesa allo sci alpinismo mi avevano detto: tu sai sciare, ti serve un vero sci. Uno sci affidabile. Questo accadeva circa cinque anni fa.
Il mio Trab è bello, rigido al centro e più facile in punta, comunque preciso, sempre recuperabile anche quando sei talmente indietro da toccare il sedere in terra. Mi avevano anche detto di evitare il modello da super gara e prendere questo, che supera di poco il chilo, compreso l’attacchino.
Quando ho provato il mio Trab per la prima volta non ricordo dov’ero: con la nuova attrezzatura leggera, dopo una vita con tre chili per gamba rigidi come putrelle, ero incerta: com’è possibile che questi assicelli leggeri e ballerini riescano a sostenere una curva?
Invece ne hanno sostenute molte. Talmente tante discese e talmente tante salite che ancora mi chiedo come facciano a stare insieme. Ho fatto in tempo a rompere due volte l’attacchino, entrambe le volte in salita: una volta appena partita, un’altra volta, due settimane dopo, in cima a Valcanale. Sono rientrata a piedi, affondando fino alla vita, con i miei fidi Trab nello zaino.
Ho anche preso molti sassi, in questi cinque anni. Non i sassi delle piste. I sassi enormi come iceberg di cui affiora solo la punta, quelli che ti fermano lo sci e ti fanno capottare. Cracrack! E ogni volta che alzavo lo sci per guardare sotto temendo il peggio, nulla: soletta grattata fino all’osso, proprio a ridosso della lamina, ma lamina intatta. Così per molte sciate e molti sassi.
Una volta ho quasi strappato il puntale piantandomi in avanti. Un po’ di colla nelle viti e lo sci andava ancora.
I miei Trab mi hanno portato in lungo e in largo su pendii, vette e canali delle Orobie e non solo: hanno assistito a sontuose merende ad alta quota, a risate, mangiate e sciate che non dimenticherò mai, e che nemmeno credevo possibili. Hanno creato una felicità che è tutt’uno col loro valore.
Hanno visto molta fatica: si sono trascinati per dislivelli assurdi, hanno gareggiato in quattro Parravicini sotto il diluvio, dove hanno sballonzolato nello zaino nell’infinita salita al Madonnino, mi hanno visto stare malissimo, con le mani congelate, in una bufera gelida sotto la vetta del Cevedale, e in un’altra bufera polare poco sotto il Gran Paradiso; in una tersa giornata di maggio hanno toccato i 4450 m di Punta Gnifetti, e quello è stato il punto più alto dove li ho trascinati.

I miei Trab sono indistruttibili.
Non so se produrranno ancora degli sci con caratteristiche simili. Può darsi che i miei Trab siano gli ultimi esemplari di uno scialpinismo in via di estinzione: rappresentano un modello di sci classico che forse non ha più ragion d’essere visto l’andamento preso dallo skialp negli ultimi anni: leggerezza estrema ottenuta a discapito della resistenza dello sci, che diventa uno stuzzicadenti dalle lamine finissime, un accessorio usa e getta la cui unica nota di sostanza è il costo.

Qualche giorno fa ho portato i miei Trab in Presolana, nel nostro parco giochi preferito, là dove tutto è iniziato. Scendevamo dalla Grotta su un firn perfetto, smollato al punto giusto, sulla giusta pendenza e su una neve che in pista non esiste e che nessun gatto delle nevi potrà mai ricreare. Io e il mio Trab eravamo felici, e abbiamo lasciato delle tracce eleganti, bellissime e quasi impercettibili. 
Non le vedrà nessuno, perché da ovest si avvicinano nuvole scure: arriverà altra neve, e domani cambierà tutto.
Tra boschi, erba e sassi affioranti, rami e cespugli, i miei Trab mi riportano a valle, e poi alla macchina, e poi di nuovo a casa. A casa c’è un nuovo paio di sci che attende paziente di essere sfoggiato, col suo peso decisamente più race, con la sua soletta nuova e le lamine perfette. Leggerissimo, nuovo fiammante, senza un graffio.
Ora i due sci se ne stanno uno a fianco all’altro contro il muro del garage, e mio Trab guarda con sufficienza il nuovo arrivato.
Il mio Trab non è triste, e nemmeno io: perché sappiamo bene che il primo amore non si scorda mai!


Tre Confini, febbraio 2017




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