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Visualizzazione dei post da aprile, 2017

Chiudo gli occhi e vedo la neve: Mezzalama 2017

Formichine sul Castore Da Cervinia a Gressoney ci sono 89 km in auto, ma se passi dal Monte Rosa con gli sci sono solo una quarantina. Per cui la scelta è ovvia. Il giorno atteso è arrivato: sveglia illegale alle 3.30, colazione, vestizione e preparazione di tutta la ferraglia che oggi ci tocca portare addosso, infine numero sulla gamba: c'è scritto XXI Trofeo Mezzalama, un nome che mi aveva sempre incuriosito fin da quando facevo discesa, e d'estate salivamo a Cervinia a sciare. Poi si è ripresentato quando ho iniziato ad andare con le pelli. A volte hai dei sogni senza sapere di averli. Il Mezzalama è uno di questi. Negli anni '20, Ottorino Mezzalama sognava un itinerario per attraversare le Alpi interamente con gli sci. Era alto e slanciato, aveva lunghi baffetti neri, portava sempre un enorme zaino con dentro di tutto e sosteneva che gli sci sono meglio lunghi, ("almeno due metri") e che con una buona tecnica e buone scioline le pelli non servono.

Il weekend più lungo del mondo (Parravicini col sole)

L’ingordigia è una brutta bestia, ma quando si tratta di montagna può essere scusata. Venerdì, ritorno in Adamello dopo l’Adamello, con Anna e Irene. Vento, sole, niente più paline da seguire, niente più fatica cieca come in gara. Corno Bianco polveroso e bellissimo, risalita al Cannone e discesona in powder. Pernottamento al Rif. Lobbie con tramonto rosso fuoco. Sabato, sveglia comoda e si va incontro ai tre puntini che si avvicinano giù al Mandrone. Appuntamento telefonico 9.30 in fondo alla vedretta. Ritorno al Corno Bianco, torta in vetta con Paolo Tomasoni ed Elia per il compleanno di Barone Rosso e altra sciatona. Rientro da Mandrone e Passo Presena con temperature tropicali, gelato a Edolo, casa. Tentativo di asciugatura scarpette e guanti. Roba da sci sparsa per casa. Delirio assoluto. Domani è una giornata importante. Domenica 9 aprile 2017, eccolo: il Trofeo Parravicini col sole. Un miraggio atteso cinque anni. Dopo quattro edizioni sotto il diluvio, la mia costanz

Ritorno in Adamello

Start time 6 AM. Adamello Ski Raid 2017, prima e dopo. Nel mezzo, poco meno di sette ore di fatica: molto vento, neve sbattuta in faccia, canalini ghiacciati, ramponi che grattano sul granito, corde gelate a cui attaccarsi con le mani che diventano fredde sotto i guanti. Ma poi, passata la metà gara, alzando lo sguardo dalla traccia perfettamente diritta, ecco il Pian di Neve immenso e bianchissimo aprirsi in uno squarcio di sole, mentre l’Adamello appare e scompare immerso nella bufera. Bello, bellissimo: e per un tempo indefinito le pelli scorrono talmente bene sulla pendenza comoda che lo sci non mi sembra più un’invenzione umana ma un naturale prolungamento delle gambe e dei piedi, l’unico modo possibile e logico per muoversi in questo strano luogo, candido e vastissimo. Poi il cielo si richiude. Bufera e nebbia. Passo degli Italiani, scale, corde che si perdono nel bianco, equilibrio instabile, poi si rimettono gli sci e giù nel nulla seguendo le paline. Altro squa