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Visualizzazione dei post da settembre, 2019

In fuga

Verso Castelluccio di Norcia. Sopravvivere ad un bombardamento dev’essere così: fuggire a perdifiato lasciando tutto com’è. Dico dev’essere perché noi non lo sapremo mai: la nonna mi ha raccontato tante volte degli aerei che comparivano dalla collina di Montalcino, e delle corse verso il rifugio e del rombo assordante, così simile a un lunghissimo tuono. E di quando si usciva di nuovo alla luce del sole e alcune case non c’erano più, e alcuni sfortunati non avevano corso abbastanza velocemente. La morte era così vicina, così reale, che quasi smetteva di far paura. E così si andava avanti. Le macerie erano ovunque. Le macerie erano qualcosa a cui ci si abituava. La fuga, il nascondersi, le privazioni, erano qualcosa a cui ci abituava per forza; forza maggiore. Dopo la guerra, i nonni andarono in viaggio di nozze a Milano, dalla Toscana. Quante macerie lungo la strada! I piccoli centri nella campagna, le strade, i ponti; e poi il centro città, anch’esso martoriato: le macer