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Ferragosto al Piz Boè



La Contessa non lascia mai i suoi Lord: potrebbero perdersi, fermarsi nel mezzo di una salita a fare un picnic improvvisato, potrebbero disturbare in vari modi la quiete pubblica.
Ma anche i Lord non lasciano mai sola la loro Contessa, perché sanno che da sola, fuori controllo, potrebbe uscire dalle vie battute e cercare altri compagni d'avventura, cambiare compagnia, decidendo magari di tradire #ilorddellacontessa con bevitori di Gatorade e Polase e con mangiatori di barrette. Oppure potrebbe lanciarsi in altri sport, abbandonare la bici in un bar e proseguire a piedi, come è successo oggi. 

Quando la montagna chiama bisogna rispondere, cioè mettere le scarpe e partire. 

Ma che strana montagna, assalita dalla folla del ferragosto dolomitico! 

Turisti improvvisati camminatori formano colonne ansanti che arrancano sui ghiaioni battuti dal sole sotto le ampie pareti del Sass Pordoi; bambini trascinati in gita avanzano col muso lungo chiedendo quanto manca, e mamme sconvolte dalla fatica lanciano sguardi disperati e ostili davanti a sé, dove mariti zelanti indicano la cima con un entusiasmo che non sembra condiviso da nessuno.
Una volta l'anno tocca fare la gita in montagna.
In bilico sulla punta là in alto sta la funivia, e una cabina si libra silenziosa nel vuoto: sguardi confusi osservano e ammirano la facilità con cui la fatica può essere evitata. 
Com'è strana la montagna, così addomesticata! Scenari grandiosi a portata di mano. 
E così il fatto di esser salita quassù con le mie gambe, prima in bici e poi a piedi, non riesce a consolarmi. Il fatto di starmene ora appollaiata su un sasso a tremila metri a guardare dall'alto le strade fatte in bici, mi lascia ugualmente confusa e perplessa.

L'altopiano desertico sotto il Piz Boè è punteggiato di omini colorati dall'aria spaesata, ma nessuno qui si perderà: ci sono i pali bianchi e rossi da seguire in caso di nebbia, e rifugi dappertutto dove mangiare ottimi strudel, e se si è stanchi c'è sempre la funivia.
È tutto sotto controllo, insomma, come si addice ad un qualunque luogo turistico, un qualunque lunapark.
Improvvisamente questa montagna mi appare un po' triste anche se bellissima; forse era meglio rimanere sulle strade asfaltate, in sella alla bici.
O forse è solo la mancanza dei Lord a giocare brutti scherzi; torno a valle superando altre colonne di gente che sembra non aver mai camminato su di un sentiero, recupero la bici, mi lancio nella discesona del Pordoi mentre nuvoloni neri si addensano all'orizzonte.

È ora di tornare tra le montagne di casa.

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